Per una nuova 'rivoluzione sessuale'

Auspichiamo una nuova rivoluzione sessuale, volta a sgravare il sesso da tabù e anatemi.
Ma il sesso non è forse libero, obietterà qualcuno? Non ancora, non abbastanza.
Il sesso sta all’adulto come il gioco al bambino. E’ questa dimensione giocosa e gioiosa che vogliamo recuperare. Vivere il sesso all’insegna del dono di sé, della gratuità, perché è nel dono di sé, nella dedizione all’altro che si realizza pienamente l’umanità del nostro essere. Quello che Georges Bataille definiva il “dispendio di sé”. Così come il consumo è ciò che contraddistingue la ricchezza, concedersi è espressione di ricchezza interiore, esaltazione della vita, di un umanesimo che fugge alla morte che, come afferma Seneca, ci uccide poco per volta, ogni giorno. Una dimensione totalmente umana, divinamente umana.
Una rivoluzione che passa anche per una riconsiderazione del ruolo della famiglia nella nostra società. Un generale clima di familismo buonista pervade il nostro paese. Si sa, l’Italia è un paese mammone. Da noi i figli restano in famiglia oltre i trent’anni. Complice la precarietà del lavoro e i costi proibitivi delle case.
La famiglia è considerata bene primario della nostra società, senza se e senza ma. Eppure la famiglia è il principale strumento di amministrazione della sessuofobia. In essa si consumano i primi complessi che segneranno lo sviluppo della personalità di ciascuno. Spesso si tramuta in strumento di frustrazioni, diviene incubatrice di risentimento, laddove coabitazioni forzose esasperano le tensioni, tarpano naturali aspirazioni e soffocano in un abbraccio opprimente legittimi desideri. In una parola ostacolano la libertà del singolo, la sua libera determinazione, condizionandone le scelte quasi sempre in maniera restrittiva. Talvolta degenerando. Pensiamo alla quotidiana attualità delle stragi familiari.
“Famiglie vi odio!” era il grido di Andrè Gide. Ciò non significa che nella maggior parte dei casi esse non assolvano egregiamente ad una funzione di accoglienza e solidarietà, dove vivono armoniosamente genuini affetti. Ma deve essere libera la sceltà di vivere questi affetti, come libera deve essere la possibilità di allontanarsene qualora non sussistano questi intimi legami.