Il vocabolario erotico di ciascuno di noi comprende termini che, generalmente, provengono da una visione negativa e repressiva del sesso, quando non sono addirittura mutuati da concezioni dichiaratamente sessuofobiche.
Termini quali peccato, trasgredire, ecc. infatti, ad un attento esame, esprimono giudizi di valore fortemente negativo. Trasgredire deriva dal latino trans (al di là di, dalla parte opposta) e gradior (camminare) ed indica quindi la pratica di condotte che si situano al di là di una morale (ovviamente repressiva e sessuofobica). Peccare, termine di valenza chiaramente religiosa, deriva sempre dal latino peccus (difettoso nel piede), ad indicare anch'esso un cammino, una condotta errata. Eppure, ritroviamo questi termini addirittura nei titoli di pellicole pornografiche!
In alternativa ricorriamo a termini volgari, frutto anche questi di frustrazione sociale. Infatti, la volgarità è una mera convenzione sociale di natura linguistica. La volgarità non risiede infatti nelle parole in sè, non è una caratteristica intrinseca, quanto nel valore trasgressivo (appunto!), antisociale, comunemente attribuito. L'uso generale e quotidiano col tempo le svuota del loro valore offensivo. Utilizzarle, per quanto possa apparire liberatorio, in realtà non fa che confermare una visione 'sporca' e 'maledetta' del sesso, non serena e, conformandosi ad essa, accettarla implicitamente.
La maggior parte di noi, fuori dalla necessità di condannare o dal desiderio di violare il sentir comune, manca dei termini per esprimere la realtà positiva del sesso. Capita a tutte le coppie di dover elaborare e ricorrere a locuzioni eufemistiche o giocose ad uso 'interno' pur di ovviare a tale triste afasia.