All'inizio furono "I monologhi della vagina" di Eve Ensler. Ma qual'è il rapporto delle italiane con la loro vagina? Ecco una riflessione sul tanto decantato fenomeno del "darla via".
Oscuro oggetto del desiderio maschile, Honoré de Balzac affermava che le donne siedono sulla loro fortuna. Vittime a senso unico di una sineddoche sessista, che ne fa "fighe" invece che donne o ragazze, ma non fa altrettanto per l'uomo, mai indicato attraverso il suo organo sessuale...
Il concetto di "darla" implica una terzietà rispetto al proprio corpo, ne fa una parte dotata di vita autonoma, di dinamiche proprie, scissa dal resto del corpo che mantiene una propria autonomia anche quando questa viene concessa. Si è libere, la si "da" solamente, è solo Lei ad essere coinvolta nello scambio, il resto è tuo e non vi si può giungere. Un compromesso frutto di una concezione transattiva del rapporto, una reificazione con l'obiettivo di semplificare, snellire le cose. Perchè doversi accollare il tutto, la persona con tutte le sue complesse esigenze quando ne è solo una parte ad essere oggetto di impellente, temporaneo interesse? Ma ancora una volta tale terminologia tradisce un conio tutto maschile. La donna, a differenza dell'uomo, vive la sessualità come un Tutto. Sin dalla fanciullezza vive l'esperienza di un corpo cavo che nasconde al proprio interno il mistero, e quel mistero è l'essenza stessa del suo essere nel mondo, contro cui deve in qualche modo emanciparsi, sottraendosi ad un destino di madre cui la natura la condanna, per reinventarsi come donna. Per lei il sesso non è parte del sè ma espressione stessa del sè, un linguaggio per esprimere sè stessa e il suo rapporto profondo con l'Altro.