Il tema della prostituzione è d'attualità in questi giorni, tra proposte di repressione e multe ai clienti. La condanna della prostituzione reca con sè un giudizio etico, quello che vendere il proprio corpo sia moralmente sbagliato. Come in ogni proibizionismo, lo Stato informa la propria legislazione a valori e principi etici che coinvolgono spesso la sfera più intima di libertà dei cittadini, ossia quella di far l'uso del proprio corpo che si ritiene più opportuno. Cosa diversa è regolamentare gli aspetti sociali del fenomeno, come la prostituzione per strada. Ci domandiamo: e se liberalizzassimo totalmente la prostituzione? Se ciascuno fosse libero di fare del proprio corpo ciò che ritiene opportuno? Una sorta di deregulation totale, con la mano invisibile del mercato libera di intervenire a regolarlo. Le conseguenze non sarebbero forse peggiori di una società che condanna ipocritamente gli aspetti più bassi del fenomeno mentre in realtà ne è permeata in ogni aspetto, con la pratica quotidiana del compromesso, del do ut des, del concedersi in cambio di vantaggi, la prostituzione intellettuale, politica o del conformismo. Non dimentichiamo poi che è lo stesso S. Tommaso d'Aquino, Dottore della Chiesa, citando S. Agostino, a dire: "Aufer meretrices de rebus humanis, turbaveris omnia libidinibus" (S. Th., II-II, q. 10, a. 11), "Sottrai le prostitute al genere umano e ogni cosa sarà sconvolta dalle passioni della lussuria" e in un altro punto: "Unde Augustinus dicit, quod hoc facit meretrix in mundo, quod sentina in mari, vel cloaca in palatio: "Tolle cloacam, et replebis foetore palatium": et similiter de sentina: "Tolle meretrices de mundo, et replebis ipsum sodomia" ovvero
“La donna pubblica è nella società ciò che la sentina è in mare e la cloaca nel palazzo. Togli la
cloaca, e l’intero palazzo ne sarà infettato”...